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  • Immagine del redattoreGabriel Muñoz

Alcuni consigli per “aprire” una conversazione con i figli adolescenti

Aggiornamento: 16 apr 2021

L'adolescenza è un periodo particolare fatto di cambiamenti sia a livello fisico che psicologico.

Questo può riflettersi negli adolescenti con la tendenza a "chiudersi" o ad essere più ostici verso i genitori, portando questi ultimi ad incontrare alcune difficoltà nella gestione della relazione.

 

Partiamo del presupposto che per relazionarsi con i figli adolescenti è necessario un atteggiamento di apertura, che li faccia sentire al proprio agio. Non sono adulti, ma nemmeno bambini, quindi il nostro linguaggio deve essere adeguato a questo interlocutore, che spesso s’innervosisce se usiamo dei nomignoli, o un tono di voce troppo dolce, troppo compassionevole.

L’atteggiamento di “ascolto” non può essere solo attuato tramite il silenzio ma anche con domande che aiutino i ragazzi a “scoprire”, a “raccontare”, a sentirsi aiutati nel parlare.

Ecco alcuni consigli pratici per rendere la conversazione più efficace:

Se vogliamo aiutare i ragazzi a “esplorare” i sentimenti, è meglio usare “quando” che “come”.

La risposta a “come” è quasi sempre scontata: “male”, “bene”, “boh!”.

Meglio proporre già delle possibilità a modo di domanda rispetto alla situazione:

“Ti senti stanco quando….?” “Ti senti deluso quando….?” o anche, “quando tuo fratello ti fa così tu tu senti…?” “quando io ti chiedo di fare così tu ti senti…?”

Le domande collocate in una situazione specifica sono sempre più facili da rispondere perché aiutano i ragazzi a connettersi con il momento in cui hanno vissuto l’emozione, il sentimento. In questo modo riescono a riconoscerla più facilmente.

Molte volte però i ragazzi riescono solo a riconoscere se si sono sentiti “bene” o “male”, sarà compito del adulto aiutarlo a dare un nome a queste emozioni: Rabbia? Tristezza? Gioia?

Di seguito un elenco che potrebbe aiutarci a “battezzare” quel sentimento o emozione, permettendo al ragazzo di arricchire la sua consapevolezza emotiva:

Panico

Tenerezza

Perplessità

Ansia

Accettazione

Rimpianto

Entusiasmo

Angoscia

Disagio

Speranza

Pudore

Gratitudine

Rabbia

Confusione

Tolleranza

Stupore

Ammirazione

Sconforto

Tenerezza

Paura

Euforia

Gelosia

Fiducia

Commozione

Curiosità

Schifo

Apatia

Malinconia

Spavento

Terrore

Odio

Ottimismo

Vergogna

Disperazione

Amore

Pietà

Gioia

Ira

Noia

Sollievo

Meglio ancora se, quando vogliamo esplorare i sentimenti, usiamo emozioni opposte perché il ragazzo trovi da solo la sua collocazione, alcuni esempi:

“Pensando alla gita che avete fatto oggi a scuola, ti senti…”

Annoiato/Non so/Pieno di entusiasmo

Apatico/Non so/Euforico

“Se pensi alla discussione di ieri con tuo fratello, ti senti…”

Triste/Non so/Contento

Arrabbiato/Non so/Sereno

Vergognoso/Non so/Orgoglioso

“Se pensi alla verifica di domani, ti senti…”

Ansioso/Non so/Tranquillo

Preoccupato/Non so/Sereno

Spaventato/Non so/Incuriosito

Pessimista/Non so/Ottimista

A disagio/Non so/A tuo agio

È molto importante riconoscere la dimensione del “Non so”, dell’incertezza. Gli adolescenti hanno bisogno di tempo per riuscire ad essere consapevoli delle proprie emozioni e sentimenti. La figura dell’adulto in questo percorso è essenziale. Non deve interpretare né giudicare. Il ragazzo o la ragazza devono sentirsi ascoltati, supportati, non obbligati o guidati per una strada che non è la loro. Devono aver sempre la possibilità di dire qualcosa di diverso. L’aiuto dell’adulto deve essere soltanto un aggancio perché siano loro a esprimersi liberamente. Questa libertà offerta dal genitore è la garanzia della fiducia che successivamente li aiuterà a chiedere aiuto quando ne avranno bisogno.

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