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  • Immagine del redattoreVeronica Zuanon

In che modo impara mio figlio?

La didattica “su misura” rappresenta una reale opportunità di trovare concrete soluzioni alle difficoltà degli studenti; la personalizzazione dell'insegnamento si consegue attraverso una serie di azioni mirate che richiede ad ognuno, alunno e insegnante, un parallelo sforzo di adattamento, molto positivo poiché allena alla flessibilità mentale.

Questa possibilità si fonda sull’insegnamento rivolto alle classi tenendo presente gli stili di apprendimento di ogni alunno ed adottando strategie di insegnamento che riescano ad intercettarli nel miglior modo possibile.

Quando si parla di stili di apprendimento, il riferimento va alle strategie connesse ai casi in cui una situazione può essere affrontata in modi differenti: questi modi possono essere considerati “strategie” se hanno una finalità, una regolarità e un controllo (Cornoldi, De Beni & Gruppo MT, 2001).

Conoscere i propri stili di apprendimento consente agli alunni di: comprendere in maniera significativa come apprendono (metacognizione), rendendoli più sicuri, più motivati, più attivi e partecipativi; aiuta ad acquisire la consapevolezza dei loro modi di percepire, elaborare, apprendere e comunicare, dei propri limiti e dei propri punti di forza; offre l’opportunità di potenziare l’apprendimento a scuola e lo studio personale a casa, stimolando la ricerca del metodo di studio più consono al proprio stile.

Per gli insegnanti conoscere gli stili cognitivi degli alunni costituisce uno stimolo verso la personalizzazione dell’azione didattica al fine di interessare maggiormente tutti gli studenti (Salvitti, 2015).

Gli stili sono stati classificati in tre aree (Mariani, 2000):

l’area A riguarda le modalità sensoriali attraverso cui riceviamo le informazioni. Fanno parte di questa area gli stili:

Visivo-verbale: tipico delle persone che prediligono il linguaggio scritto e che quindi imparano meglio leggendo; l’alunno preferisce la classica lezione frontale, oltre la quale si possono utilizzare strumenti tecnologici per riascoltare le proprie esposizioni. Tale pratica è valida anche come feed-back personale ed aiuta a capire le proprie lacune in modo da poterle colmare.

Visivo-non verbale: tipico di chi preferisce lavorare con le immagini, guardando figure, diagrammi, schemi e rappresentazioni grafiche.

Uditivo: tipico di chi ha una predisposizione all’utilizzo del canale uditivo e quindi predilige l’ascolto.

Cinestetico: presente in chi dimostra una preferenza nel fare esperienza diretta delle cose e preferisce agire, sia attraverso la manipolazione che il movimento. Amano i video (immagini in azione), ma anche la tecnica comunicativa dell’insegnante deve essere movimentata con gesti, spostamenti, movimenti. E’ opportuno prevedere momenti in cui questi alunni possano muoversi. La palestra, i laboratori vanno considerati importanti luoghi di apprendimento.

L’area B riguarda gli aspetti legati alle modalità di elaborazione delle informazioni, strettamente correlati allo stile cognitivo:

analitico: si riferisce ad una preferenza verso il dettaglio. Le persone con preferenza analitica tendono a scegliere il ragionamento logico e sistematico, focalizzandosi sui particolari.

Globale: si riferisce alla tendenza a focalizzarsi sull’aspetto generale. Le persone con questa tendenza considerano le situazioni in modo sintetico, definendo una visione d’insieme.

L’area C riguarda l’aspetto più sociale dell’apprendimento, in cui il soggetto manifesta una preferenza per il lavoro:

individuale: quando preferisce lavorare da solo.

Di gruppo, quando predilige il lavoro con altri.

Per individuare il proprio stile di apprendimento si può utilizzare il “Questionario sugli stili di apprendimento” di Cornoldi scaricabile al seguente link:


E se mio figlio a scuola non ha mai avuto alcun problema di apprendimento ma i risultati ultimamente sono molto calati, cosa posso fare?

Le motivazioni sottostanti ad un calo improvviso dell’impegno o del rendimento scolastico possono essere molteplici.

Esse possono essere connesse alle relazioni familiari, con i fratelli, con i coetanei, con le altre attività extrascolastiche in cui il figlio è impegnato nel corso della settimana, alla scelta scolastica, al modo in cui si utilizzano le nuove tecnologie, o ad altro ancora che fatica ad esprimere. Non sempre è facile capire i propri figli. Talvolta, può essere utile parlarne con un professionista che può supportare la famiglia a comprendere meglio la fase che il proprio figlio sta attraversando.

Se ritieni utile fissare un incontro con uno dei professionisti di Studio Psicologia Bassano, scrivici a territorio@studiopsicologiabassano.it

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